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Solidarietà e Sviluppo, squadra a lavoro per la certificazione di genere

Una certificazione per incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree maggiormente critiche per la crescita professionale delle donne nell’ambiente di lavoro.

Si chiama certificazione della parità di genere (progetto Europeo UNI/PdR 125:2022) ed è uno degli obiettivi nel mirino della cooperativa sociale Solidarietà e Sviluppo. Ieri mattina (mercoledì 4 ottobre), presso la sede di Fornoli a Bagni di Lucca, il nutrito ed affiatato nucleo di ragazze che segue il progetto (fra le altre: Martina, Annunziata, Alessandra, Anita, Lucia…) ha varato una serie di proposte grafiche per scegliere quella definitiva da inserire nell’intestazione della documentazione da compilare ai fini burocratici.

Tre operatrici della cooperativa - Lisa (assistente sociale), Giulia (insegnante di italiano) e Romina (segretario amministrativo contabile) - hanno seguito prima corsi e webinar, leggendosi tutta la modulistica – punto per punto - e mettendosi in contatto con una cooperativa parmense che, nel giro di un anno, è riuscita ad ottenere la certificazione di genere. Ad occuparsi della verbalizzazione degli incontri – che avvengono all’interno della cooperativa con cadenza, più o meno, bi-settimanale – è stata individuata invece Irene (psicologa di comunità).

Una squadra – quella di Solidarietà e Sviluppo – già equilibrata, di per sé, in termini di parità di opportunità e di genere. La rappresentanza femminile in seno alla cooperativa - operante nelle tre province di Lucca, Grosseto e Sassari – è infatti pari a circa il 50 per cento, con un equilibrio anche nelle posizioni dirigenziali. L’ultimo inserimento è proprio quello di Lucrezia, una ragazza di 29 anni di Bagni di Lucca, laureata in giurisprudenza, dal 21 di agosto operatrice legale della cooperativa termale.

La procedura – spiega Monica Mattei, vice-presidente della cooperativa – prevede una serie di step per il raggiungimento di alcuni obiettivi chiave. Abbiamo deciso di acquistare uno specifico kit, contenente le linee guida e la documentazione da produrre, per poi rivolgerci ad un ente certificatore autorizzato che dovrà valutare la correttezza o meno del lavoro fatto. La scelta di preferire l’acquisto di un kit-guida alla consulenza di un esperto è perché volevamo fare un lavoro più impegnativo, ma di squadra”.

La cooperativa, che ha sostenuto le spese per comprare il kit, si è dimostrata solidale nel sostegno a questo percorso che avviene all’interno dell’orario lavorativo delle dipendenti e non incide sul cammino lavorativo della contro-parte maschile.

Un progetto molto recente e all’avanguardia – conclude il presidente della cooperativa Alessandro Ghionzoliche abbiamo subito sposato in pieno. La nostra, infatti, è una realtà lavorativa che annovera già una forte componente femminile nel proprio organico. L’ambizione sarebbe quella di poter riuscire, in futuro, a parlare anche ad altre cooperative, facendoci promotori di questo progetto. Vorremmo poterci fare portavoce del ruolo della donna nelle aziende, come fattore di equilibrio e valore aggiunto”.